Rabbia, disagio, amore per il rock, divertimento: c’è tutto questo dietro i Please In Center, rock band di Villarios, piccolo centro del Sulcis. Marco Cuccu (voce e chitarra), Michele Meloni (chitarra solista), Matteo Curreli (basso) e Luca Pisanò (batteria) ci raccontano la storia di un gruppo che, nei suoi tre anni di vita, ha conosciuto molti cambi di formazione senza però perdere la sua identità di chitarre taglienti e suoni ruvidi.

Dietro i Please In Center c’è la passione per la musica, certo; ma suonare è anche un modo per evadere dalla noia e per esprimere il disagio per la condizione in cui ci troviamo.

Marco

Nel Basso Sulcis c’è molta rabbia, molto disagio: manca il lavoro, è la provincia più povera d’Italia. Sono la rabbia e il disagio che ci spingono a fare musica. Poi, ovviamente, c’è anche un po’ di sano cazzeggio!

Luca

I Please In Center s’ispirano al sound di Seattle per eccellenza, il grunge, ma guardano anche ad altri mostri sacri del rock e del metal, come gli Iron Maiden:

La nostra musica si muove fra rock, grunge e post grunge. Ci ispiriamo a band come Pearl Jam e Alice in Chains, ma abbiamo anche influenze “maideniane”, soprattutto per quanto riguarda suoni e armonizzazioni. Abbiamo background musicali diversi: Michele viene dall’hard rock e dall’heavy metal, Matteo dal blues e dal soul, Luca dal rock, dall’heavy e dal trash, io dal punk e dal grunge.

Marco

Nonostante suonino anche cover, i Please in Center hanno deciso di non limitarsi ad esse, ma di dedicare buona parte dei loro sforzi a comporre brani propri:

Buona parte dei pezzi che suoniamo sono pezzi nostri, l’idea è arrivare a suonare solo le nostre canzoni. In Sardegna, però, vanno molto le tribute band. Nel Sulcis, a parte il Pitosforo e il Duna Jam, trovare locali e luoghi dove la gente va ad ascoltare la musica è difficile. Ogni tanto mi chiedo come facciamo a suonare la nostra musica nel nostro territorio.

Marco

Scrivere pezzi propri è fondamentale per chi voglia fare sul serio con la musica: altrimenti resta solo un hobby, piacevole e appagante, ma pur sempre un hobby.

Bisogna distinguere i compositori dagli strumentisti.

Matteo

Nonostante tutto, in diverse occasioni il pubblico ha mostrato di apprezzare le canzoni dei quattro ragazzi di Villarios:

Durante la manifestazione Nuove voci del rock, organizzata a Sant’Anna Arresi dall’associazione Janas, i nostri brani sono stati accolti bene e di questo siamo contenti.

Luca

Dopo molti live nel Sulcis (e non solo), quest’anno i Please In Center hanno partecipato all’AteneiKa Music Week, un manifestazione organizzata dall’Università di Cagliari e dal Cus Cagliari che unisce musica e sport.

Partecipare ad AteneiKa ci ha fatto capire che abbiamo tanto da migliorare: in 20 minuti dovevamo mostrare tutte le nostre capacità. Io ero bloccato dall’emozione, non mi era mai successo prima. Ma l’esperienza ci è servita.

Marco

Luca_Michele_Please_In_Center

Canzoni, parole, riscatto sociale

I Please In Center curano molto i testi delle canzoni, che trasmettono messaggi di carattere sociale:

I testi ricalcano la rabbia di fondo che ci ha spinto a suonare e che vediamo attorno a noi. I temi parlano sempre della società in cui viviamo, che senso ha scrivere una canzone vuota? Anche l’amore viene trattato in relazione all’attualità.
Ne La mia libertà, per esempio, parlo di com’è sentirsi nati nel posto giusto al momento sbagliato. Siamo la prima generazione che sta peggio di quella precedente.

Marco

Le fonti di ispirazione per scrivere i testi vanno ricercate nelle parole dei cantautori italiani, soprattutto in quelle di un grande cantautore di Genova:

Per scrivere i testi, mi ispiro ai cantautori. Mi piace scrivere delle persone più deboli, mentre non mi piace l’accanimento che spesso vedo nei loro confronti. Da questo punto di vista seguo la lezione di De André.

Marco

L’autore dei testi della band si dice affezionato a due brani in particolare:

Sono particolarmente legato a Taufik, una canzone che ho scritto per un ragazzo marocchino arrivato in Italia dopo varie vicissitudini. Lavorava in campagna, ma era un signor atleta, un maratoneta mancato: abbiamo cercato di aiutarlo cercando una società di atletica che lo tesserasse e gli desse così la possibilità di avere il permesso di soggiorno. Per me la canzone è un modo per rendergli giustizia, per dargli la giusta rivalsa. La stessa rivalsa che muove i Please In Center.
Un altro testo che mi piace molto, nonostante l’abbia scritto a 13 anni, è Happy Birthday, che suonavo con il mio primo gruppo e che finirà nella demo dei Please In Center. Il testo recita: Questa canzone è per chi pensa/ che l’immigrato sia una pestilenza/ Questa canzone serve a ricordare/ che anche l’italiano è dovuto emigrare.
Come vedi è ancora attualissima.

Marco

Marco_Please_In_Center

E il futuro? Dopo tanto suonare, in sala prove e sui palchi della Sardegna, per i Please In Center è arrivato il momento di registrare e diffondere la propria musica:

A settembre o a ottobre cominceremo a registrare una demo. Poi la manderemo in lungo e in largo, a radio ed etichette. Mi sono stancato di alzarmi alle cinque del mattino per fare lavori saltuari: in quindici anni ho fatto mille cose. E lo stesso vale per gli altri della band.

Marco

Vogliamo far conoscere la nostra musica, il nostro “prodotto”. Vogliamo quello che vogliono tutte le band quando cominciano a suonare: vivere di musica.

Michele

L’idea è quella di divertirsi e portare il nostro messaggio, ma non solo: vorremmo riuscire ad ottenere ricavi e “vivere” la band.

Luca

Testi impegnati, sound aggressivo, voglia di emergere: i Please In Center guardano lontano con gli occhi ben fissi sul presente. Se doveste trovarveli di fronte, fermatevi ad ascoltarli, e fatelo con attenzione: non ve ne pentirete.

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Le foto sono di Roberta Uras.