Oggi vi raccontiamo la storia di un bravissimo chitarrista e della sua carriera, ma anche la vicenda di un bambino di dieci anni che si sente dire dal suo maestro quanto non sia portato per la musica.

Sardegna Creativa conosce bene la forza del talento e della creatività e sa bene che può abbattere barriere e superare difficoltà. L’arte non si può fermare, il talento non conosce gabbie: così, anche quello di Davide non rimane rinchiuso troppo a lungo.

Il mio primo incontro con la chitarra risale a quando avevo dieci anni: mi iscrissi a un corso in una scuola privata della mia città insieme a mio padre, che strimpellava le canzoni dei cantautori per puro diletto.
Dopo qualche mese di lezione il docente disse ai miei genitori che non ero per nulla portato per la musica, e questo mi fece provaree una sorta di rifiuto per la chitarra; fui molto scoraggiato dalle sue parole e abbandonai lo strumento.

Davide non sapeva ancora che il destino aveva altri progetti per lui.

Dopo qualche mese, mia madre lesse sul giornale un articolo che pubblicizzava le selezioni per la Scuola Civica di Musica di Cagliari e mi propose di provare a parteciparvi.
Mi rifiutai, ma mia madre mi obbligò ad andarci anche per accompagnare mio padre.
Ricordo che quel giorno piansi, ma non sapevo che sarebbe stata una giornata decisiva per il mio destino.
Superai le selezioni, e conobbi colui che sarebbe stato decisivo per la mia formazione musicale e che poi è stato il mio maestro: Simone Onnis.

Simone Onnis conduce Davide alla scoperta del mondo della musica, cancellando le sue paure e le sue insicurezze, rendendolo più forte e libero di lasciarsi trascinare dalle note.

Questo straordinario insegnante e concertista ha avuto un ruolo fondamentale per me, gliene sarò sempre grato. Mi ha fatto appassionare alla musica classica, mi ha fatto amare lo strumento e mi ha dato la possibilità di esprimermi con il linguaggio della musica

“Avevo undici anni, e da allora non ho mai smesso di suonare…”

Il dado è tratto; Davide comincia un percorso di studi e di vita strettamente legato alla musica e alla sua chitarra. Non ci sarà giorno in cui non si dedicherà allo studio del suo strumento: il bambino che non era portato per la musica ha in realtà la musica nel sangue.

Ero un bambino molto introverso e timido, bravo a scuola e dedito alla lettura, ma la cosa che facevo per più tempo era suonare la chitarra: ricordo di quei giorni le innumerevoli ore a fare esercizio. Ricordo l’odore della chitarra quando la toglievo dalla custodia, per me era per me l’odore della libertà.

 

Dopo aver vinto il primo premio in un concorso nazionale per l’interpretazione musicale nella categoria Giovani Promesse, Davide si iscrive al conservatorio.

Diedi gli esami necessari per conseguire il Diploma di Conservatorio (vecchio ordinamento, dieci anni di corso), prima al Conservatorio di Musica Pierluigi da Palestrina di Cagliari per poi conseguire il titolo presso l’Istituto Superiore di Studi Musicali Giulio Briccialdi di Terni.
In quel periodo ancora non sapevo che la chitarra e la musica sarebbero state anche il mio lavoro, oltre che la mia passione: dopo il diploma alle scuole superiori, mi sono iscritto all’Università, presso la facoltà di Psicologia, che seguii per due anni, sempre continuando a perfezionarmi con lo strumento.

Dopo avere fatto diversi lavori per mantenermi, iniziai a lavorare presso le Scuole Civiche di Musica, prima quella di Nurri, per un anno, e poi quelle di Oristano e Iglesias, nelle quali ho insegnato per tanti anni.

L’insegnamento sarà presto affiancato alle esibizioni dal vivo: ancora una volta Davide riesce a superare le difficoltà che gli si presentano e ancora una volta ci dimostra che volere è potere.

Ho iniziato a fare concerti, prima con grandi difficoltà, dovute ad un emotività troppo grande, che poi è andata a trasformarsi in una adrenalinica voglia di suonare in pubblico ogni volta che potevo, prendendo sempre più consapevolezza del fatto che era quello ciò che volevo fare veramente.

Davide decide a questo punto di lasciare la facoltà di Psicologia e scommette tutto sulla musica e sull’insegnamento: una scommessa vincente.

Dopo aver superato delle selezioni molto severe, ho seguito un biennio di lezioni e conseguito una laurea in Didattica dello Strumento presso il Conservatorio di Cagliari.

Per Davide la musica è un linguaggio universale: fin da giovanissimo è riuscito a comprenderlo e ora lo sfrutta sia per arrivare alle persone, sia per comprendere se stesso.

La musica per me è una fonte di comunicazione, non solo verso gli altri, ma prima di tutto verso me stesso.
Guardo con molto sospetto un artista che non si è mai sorpreso a piangere da solo in una stanza vuota mentre suona.
Attraverso la musica cerco di esprimere l’unica cosa che posso: me stesso.

Davide non è stato influenzato da nessun artista in particolare, ma si lascia guidare dalle emozioni, che per lui rappresentano la vera ispirazione.

In linea di massima, cerco di fare miei tutti gli aspetti positivi che in qualche modo si possano sposare con la mia sensibilità. Un artista per influenzarmi deve farmi emozionare, questa è la caratteristica più importante che deve avere per me, e a volte può capitare davanti a un quadro, oppure a un paesaggio, ma anche attravero un odore, un ricordo, una lettura, una poesia.

Abbiamo chiesto a Davide qual è stata la sua esperienza più importante: per lui è stato difficile scegliere, perché da ogni esperienza ha ricevuto qualcosa di importante.

Istintivamente ti risponderei: “la prossima”, anche perché è per me difficile risponderti senza farti perdere tutto il giorno.
Se però devo scegliere qualche esperienza in particolare, non posso non citare l’avventura di Musica e Parole, un programma televisivo da me ideato e condotto nel 2014 quando ero Direttore Artistico dell’Associazione S’Ischiglia.
In questo programma televisivo ho associato, come si evince dal titolo, le mie due grandi passioni: la musica e la letteratura, invitando in studio esponenti dell’uno e dell’altro campo e intervistandoli.

Un’altra esperienza che ha segnato Davide è stata l’attribuzione, da parte della Fondazione Daga, di un importante riconoscimento:

Mi è stato assegnato con la seguente motivazione: “Per il suo costante impegno nella diffusione popolare della musica nella poesia. Lo riconosciamo giovane maestro della musica e amico dei poeti.”
Questo mi ha davvero onorato, essendo io un amante della poesia.

Vivere di arte in Sardegna è sempre molto difficile: Davide ci ha regalato qualche consiglio per chi vuole intraprendere questa avventura.

Premettendo, prima di rispondere alla domanda, che io non mi sento assolutamente arrivato, e che anzi, tutti i giorni mi sento all’inizio del mio percorso, per la mia esperienza si può sicuramente vivere di musica stando in Sardegna, ma facendo delle considerazioni.
Se si riesce a creare un importante attività di concerti fuori dalla regione, la Sardegna può essere una base per spostarsi, anche se sarebbe sicuramente più comodo vivere in un luogo dal quale non si debba per ogni spostamento superare il mare.

Di solito si fa questa scelta solo se si abbina la carriera concertistica con quella dell’insegnamento; diversamente, per chi volesse solo suonare in concerto, la Sardegna non è assolutamente un luogo adatto, e mi sento di estendere questo ragionamento a tutta l’Italia.

L’insegnamento è una parte importante della vita del nostro artista, un lavoro che lo appassiona.

È un aspetto meraviglioso, in quanto insegnando uno strumento si entra in contatto, specialmente quando si tengono lezioni individuali, con l’essenza e con l’Essere della persona che abbiamo davanti.
L’insegnamento mi ha dato tante soddisfazioni e ci vedo anche una grande importanza sociale, che ho sperimentato anche in prima persona; come ti ho accennato, ero un bambino molto introverso, con delle difficoltà nel fare nuove amicizie: la musica mi ha cambiato, e posso dire senza essere retorico, che la musica mi ha salvato la vita.

Il racconto di oggi è la dimostrazione che credere nei propri sogni e non scoraggiarsi davanti alle difficoltà può condurci lontano. Esprimere noi stessi e avere fiducia nelle nostre capacità è fondamentale, ma soprattutto evitiamo di lasciarci abbattere da chi non crede in noi.  Ringraziamo Davide per averci raccontato come si fa a credere in un sogno.

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