Il grande scrittore Gabriel Garcìa Màrquez diceva: “la vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla”. Ogni vita è una grande storia: dalle nostre esperienze e dal nostro modo di ricordarle e raccontarle nascono i romanzi, i film, i dischi.

Oggi abbiamo avuto la fortuna di parlare con una persona che ama raccontare storie: Davide Grillo ha 31 anni,  è originario di Iglesias ma oggi vive a Roma, dove coltiva con successo la sua passione per l’arte. Davide è un autore e attore: il suo cammino artistico prende vita durante gli anni dell’università.

Ho cominciato a fare teatro durante l’università, ho studiato Filosofia e mi sono specializzato sull’esistenzialismo francese (allegria!). Scrivo monologhi e racconti brevi, per lo più tragicomici, che poi recito. Lavoro anche come autore per altri artisti e come attore.

Lavorare in Italia è una vera impresa e forse per gli artisti è ancora più difficile. Abbiamo chiesto a Davide di raccontarci il suo sogno: crediamo che in tanti si ritroveranno nelle sue parole perché riuscire a vivere serenamente facendo il lavoro che ci appassiona è un piccolo, grande sogno sempre più difficile da realizzare.

Il mio sogno è quello di continuare a mantenermi con questo lavoro in Italia, magari guadagnando un po’ di più, non tanto, diciamo abbastanza da poter pianificare e immaginare più di una gita il fine settimana e delle pizzate. Spero di finire di scrivere la mia prima sceneggiatura entro dicembre e continuare a lavorare alla raccolta di racconti. Il sogno a lungo termine è quello di trovare tempo e modo di continuare a studiare a vita.

Davide in questo momento si trova a Cuba, dove sta seguendo un master in sceneggiatura e si sta lasciando contaminare da un luogo che sta cambiando il proprio volto.

In questo momento frequento, grazie ad una borsa di studio della Regione Lazio, un master in sceneggiatura alla EICTV, la scuola di cinema e televisione di San Antonio de los Baños a Cuba. È una scuola mitica, fondata da Gabriel Garcia Marquez e Fernando Birri, mi sento fortunatissimo, è un’esperienza che credo metabolizzerò nei prossimi tre anni. Il master, a parte le lezioni, prevede la scrittura di una sceneggiatura originale di un lungometraggio a cui sto lavorando in questo momento, una commedia.

Andare lontano da casa non significa per forza allontanarsi dalla nostra cultura: anzi, si può addirittura scoprire che, mentre noi spesso non valorizziamo la nostra favolosa storia culturale, questa venga invece apprezzata a tanti chilometri di distanza.

Una delle cose che più mi ha stupito di questa scuola è il livello di conoscenza del cinema italiano. Sento parlare di film e di autori in Italia completamente dimenticati e ho su di loro delle conversazioni che non mi capita di avere a Roma. La piazza centrale della scuola si chiama Piazza Z,  intitolata a Cesare Zavattini, docente tra gli altri grandi passati di qui.

Vivere d’arte in Sardegna è difficile? Davide ci ricorda che vivere d’arte è un’ardua impresa in tutta Italia.

Non saprei, penso che vivere d’arte sia difficile dovunque. In Italia poi…
Si parla tanto di una crisi di pubblico, la gente non va a teatro. Negli altri paesi l’educazione teatrale comincia dalle scuole elementari e, oltre all’importanza pedagogica, assicura un pubblico nelle sale.

Davide ha abbandonato presto la cara Sardegna, ma questo non gli ha impedito di apprezzare i nostri artisti e collaborare con alcuni di essi per un importante progetto.

Devo ammettere che, a parte alcune compagnie che mi piacciono molto, non conosco la realtà teatrale sarda. Teatro a parte, in Sardegna più che in altre parti d’Italia vedo un potenziale enorme: conosco artisti giovanissimi e straordinari nei campi più diversi.
Ho lavorato una sola volta per lo Stabile per Il Cielo non è un fondale della compagnia Deflorian\Tagliarini: abbiamo provato a Cagliari per un mese, è stato bello tornare per lavorare invece del contrario. Sinceramente, non mi dispiacerebbe tornare, un giorno.

Ma come si diventa attori? Abbiamo provato a capirlo insieme a Davide facendoci raccontare l’inizio di tutto, un amore profondo che si è sviluppato giorno dopo giorno.

È successo piano piano: ho cominciato aiutando un clown cileno per strada a Barcellona, ci eravamo conosciuti una sera al bar dove lavoravo, avevamo riso tanto, più tardi mi aveva detto che secondo lui ero un clown: se mi andava di aiutarlo, mi disse, in cambio mi avrebbe insegnato tante cose. Ho scoperto subito che aveva ragione, era bravissimo. Credo che a colpirmi tanto è stata la sua libertà di fare l’idiota in strada di fronte a centinaia di persone.

Davide viene da Iglesias, un ambiente molto diverso, dove un’azione fuori dalla norma può facilmente essere  giudicata sbagliata.

Se agivi facendo qualcosa fuori dalla norma c’era sempre qualcuno pronto a giudicarti. Frasi come ” bellino” erano sempre dietro l’angolo.
Forse inconsciamente ho capito che avevo bisogno di questo era un fatto terapeutico.

A Roma Davide ha ideato un varietà teatrale e ha cominciato a condividere il palco con altri attori. Il format ha riscosso così tanto successo  da venir replicato ogni mese.

L’ultimo spettacolo che ho fatto prima di partire è stato Sgombro, al Nuovo Cinema Palazzo a Roma, un varietà teatrale ideato da me, Daniele Parisi, Ivan Talarico e Claudio Morici.

Funziona come i vecchi varietà: abbiamo cinque, dieci minuti a testa, una volta al mese. Inizialmente è nato per provare i pezzi nuovi ma ha avuto da subito un successo che ci ha stupito. Questo è il secondo anno che si fa e vengono di solito tra le 200 e le 300 persone. Siamo molto contenti. È uno spettacolo per lo più comico, ma si cerca di fare una comicità per forma e contenuti diversa da quella televisiva.

Quello di Davide è gruppo forte e coeso che si prepara a divertire il pubblico anche d’estate.

Siamo una decina e insieme a quelli che ho citato ci sono Marco Ceccotti, Gioia Salvatori, Giovan Bartolo Botta e Cecilia D’amico. D’estate farem una rassegna estiva al Monk.

Abbiamo chiesto a Davide dove si vede tra dieci anni e se pensate che si veda come un grande artista affermato, beh… vi sbagliare, il lavoro dell’artista è sempre una sorpresa, bisogna essere pronti a vivere la grande avventura.

Volendo fare teatro in Italia è meglio non pensare a come di si vede in 10 anni.

Se volete far vivere le vostre storie e quelle degli altri attraverso il teatro, allora dovere essere pronti a guardare oltre la banalità e il grigio del quotidiano, perché la realtà è ben diversa: la banalità non esiste, dipende da noi osservarla dalla giusta prospettiva. Davide, ogni giorno, si sorprende e sorprende il proprio pubblico perché il primo a restare stupefatto dalla vita è proprio lui.

Domenica faccio Stendhal Comedy al Teatro Popolare dell' Ex OPG Occupato – Je so' pazzo, come mostra il video a Napoli non vedono l'ora di conoscermi di persona!

Posted by Davide Grillo on Friday, 24 November 2017

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