Oggi vi parliamo di un treno che non fa fermate, dove la gente sale in corsa, di un treno chiamato Train to roots: oggi vi raccontiamo una storia fantastica che nasce dall’amore per la musica reggae e arriva al successo.

I Train to roots si formano nel 2004, Rootsman I non era ancora presente e la  formazione era diversa: un tastierista, un chitarrista e un bassista, presenti ancora oggi e definiti fondatori del gruppo,  un percussionista, un batterista e un solo cantante.

Il 2005 porta i primi importanti cambiamenti nella band con l’ingresso di Simone Pireddu, alias Bujumannu; in seguito è proprio Michele Mulas, Rootsman I, a entrare nella band. Il 2014 vede andare via il primo cantante, ma non solo: anche il batterista e il percussionista scendono dal treno. La formazione dei Train diventa quella attuale, che vede oltre ai due cantanti anche Antonio Leardi (Papa’Ntò) alle tastiere, Simone Bardi (Doctor Bass)  al basso, Stefano Manai (Stiv Man I) alla chitarra, Giampaolo Bolelli (Jambo) alla chitarra e infine Carlo Pippia (Groover) alla batteria.

Il collante che tiene unita la famiglia dei Train to Roots, nononostante tutti i cambiamenti, è il tour.

Abbiamo suonato tanto durante questi anni: i tour sono importanti perché formano la personalità e il carattere di una band, soprattutto in quelle numerose. Noi siamo tanti, adesso siamo sette, fino a due anni fa addirittura otto.

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I Train To Roots hanno la particolarità di avere ben tre cantanti:

Tutto  è avvenuto per caso, non l’avevamo progettato: quando sono entrato io abbiamo avuto l’idea di ispirarci ai Seeed, una band tedesca che fa raggae. Il gruppo è formato da undici elementi, tra cui tre cantanti: funzionano parecchio, anche perché la musica in Germania è un altra cosa, è un  lavoro, mentre in Italia non sempre è così.

Capire questa band, che può essere paragonata al Vasco Rossi dei tempi d’oro, è stata una tappa fondamentale per noi. Capire come strutturavano  i brani e la frequenza degli scambi tra una voce e l’altra erano per noi una grande fonte di ispirazione. Infine, per scelte personali, uno dei tre cantanti ha deciso di proseguire il suo percorso da solista e perciò noi ci siamo riadattati, siamo qua e andiamo avanti.

Rootsman I ci racconta come è cambiato il loro modo di fare reggae nell’arco  di dodici anni, tra sound mutevoli edesperienze di vita.

La prima fonte di ispirazione musicale dei Train è il roots inglese e quello degli anni ’70 jamaicano, sonorità vintage con delle tematiche sociali forti. Oggi siamo maturati e, pur avendo mantenuto questi temi, vediamo la musica raggae legata a  un sentimento di libertà molto più forte.

Dodici anni fa eravamo più giovani, gli obbiettivi erano altri, volevamo divertirci, ma ma con una chiave di lettura diversa. Poi siamo  più spirituali, la musica che facevamo con i Train era molto più lenta, più meditativa.

train cantanti

L’ennesima svolta musicale dei Train coincide proprio con l’arrivo di Rootsman I. Divertirsi in libertà diventa il nuovo messaggio dei Train To Roots: il gruppo unisce i proprio trascorsi musicali per creare il nuovo sound.

Quando ci siamo incontrati lavoravo da solo, ero un cantante solista e mi dedicavo al genere  new roots, nato intorno agli anni 2000 e scomparso nel 2006. Ascoltavo anche il roots perché è l’approccio iniziale, sono le basi della musica raggae, quindi non passare per il roots significa non passare dalle origini, una vera pazzia!

Il mescolarsi del sound dei Train con le influenze del nuovo cantante comincia nel 2000, sebbene l’ingresso ufficiale di Rootsman I giunga solo nel 2009:

Gli anni 2000 sono quelli che hanno visto l’esplosione del raggae in Sardegna: durante quel periodo ci siamo incontrati diverse volte fra tour e concerti, poi abbiamo deciso di fare una combination nel disco Terra e Acqua, dove canto un pezzo completo. Nel 2009 ho fatto la prima data con i Train To Roots, lì è cambiato il mood: loro cercavano qualcos’altro e io stavo cambiando parte della mia vita.

Da questa unione è nato Breathin’ Faya, un disco completamente diverso rispetto ai lavori precedenti che vede  la formula con tre voci e poi…più divertimento.

Abbiamo iniziato a suonare non per ottenere un prodotto “fico”, ma con l’idea di divertirci. Sul palco noi cantanti abbiamo cominciato a fare movimenti in sincro e coreografie per colpire il pubblico dal punto di vista visivo.

Arriva poi Growing, Il disco più sperimentale dei Train, che precede Home, l’ultimo lavoro. La band rimane orfana del terzo cantante.

Growing è stato un esperimento: per la prima volta ci siamo affidati a un produttore esterno, Manuele Fusaroli, uno dei più grandi produttori indie italiani (per esempio, ha prodotto i Tre Allegri Ragazzi Morti).
Avevamo bisogno di trovare qualcosa di stimolante e diverso dal solo reggae: in questo disco c’è anche soul e pop.

Dopo anni di esperienze e cambiamenti, il desiderio comune dei Train è quello di tornare a casa: così nasce Home .

Home: il bello di rientrare a casa

Nel nuovo disco Home ci siamo nuovamente autoprodotti: questa decisione si ricollega al nome del disco che vede il nostro “ritorno a casa”.
Abbiamo buttato giù le nostre idee e abbiamo messo a frutto gli insegnamenti di Manuele: il nostro reggae si è evoluto.
Nel  2016 abbiamo trovato uno stile diverso: siamo passati al roots revival, che riprende le sonorità e le tematiche degli anni 70 del vero roots e le rivisita in chiave moderna con molti suoni digitali, più elettronici.

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Per i Train arriva poi un’esperienza emozionante, indimenticabile: la partecipazione al Festival del cinema di Venezia.

Il regista Salvatore Mereu si è appassionato al brano Il più bel sogno e ci ha chiesto se poteva utilizzarla come colonna sonora di Bellas mariposas: così siamo stati invitati al cinema di Venezia, un’esperienza bellissima. Siamo stati catapultati in un mondo incredibile.

La band non si ferma mai: collabora con Madh,  secondo classificato all’edizione del 2014 di X Factor, nel singolo Nuh Push.

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Infine, la nuova distribuzione:

La grande novità del disco Home è la distribuzione attraverso la VPAL Music della Vp Records, una label jamaicana gigantesca: il nostro manager ha mandato il materiale e loro si sono presi bene. Oltre a Home, hanno ripreso vari dischi e li hanno rimessi sul mercato.

L’emozione è grandissima, loro ci spingono tantissimo sui loro canali, questo interesse è reale. Siamo lontani dalla Jamaica, un oceano, eppure loro credono in noi.

I Train sono una band, ma soprattutto una famiglia, che da anni ci fa sognare e divertire, un treno che non si ferma e continua a inseguire il sogno di vivere di musica. Ci lasciano esprimendo il loro amore per la Sardegna e, ricordandoci che per gli artisti è una terra difficile, gli lasciano un piccolo consiglio: unite determinazione e idee chiare,  i sogni si possono realizzare!