Una mano fasciata, la scoperta dell’arte, la partenza per Firenze, il ritorno in Sardegna, l’incontro con lo yoga: Wabi, nome d’arte di Giulia Caredda, dipinge t-shirt a mano e con le sue magliette vuole portare un messaggio profondo alle persone.

Ormai tutti mi chiamano Wabi, ma il mio nome è Giulia. Sono una sarda innamorata della sua terra, dell’arte e dello yoga.
Dipingo su magliette e non solo; con molta gratitudine, insegno yoga (yoga acrobatico, con mia sorella).

La storia artistica di Giulia, aka Wabi Sabi, comincia a tre anni con un infortunio, un piccolo incidente alla sua mano sinistra: nonostante la fasciatura, “Wabi” continua a tenere i pennarelli con la sinistra. È un segno.

I miei hanno capito molto in fretta due cose: che ero mancina e che niente poteva fermare il mio amore per il disegno. Mia mamma comunque dice che mia nonna l’aveva già capito molto prima.

La passione per l’arte, tutta l’arte, porta Giulia a intraprendere un percorso di studi coerente con il suo amore per l’arte e la moda.

Ho studiato prima pittura al liceo artistico, poi ho preso una laurea triennale di Moda presso l’ateneo fiorentino: oltre ad avermi fornito le basi della storia della moda, del costume e del tessuto e anche qualche nozione sull’illustrazione, è stata un’ottima palestra per la vita.

In breve tempo Firenze diventa la nuova casa di Giulia, ma il suo amore per la Sardegna fa presto capolino: Giulia comincia ad avvertire “quel senso di nostalgia che noi sardi emigrati conosciamo molto bene” e sente il desiderio di fare una cosa che fino a quel momento non aveva mai fatto.

Ho telefonato mia mamma, chiedendole di insegnarmi tutto sulla maglieria. Lei pensava che la prendessi in giro, per diciotto anni mi aveva chiesto di potermi insegnare e ora io volevo imparare tramite il telefono. Sono tornata per Natale e ho passato due settimane vicino al caminetto con lei. Non mi sono più fermata.

Ringraziare i genitori del sostegno per Giulia è una cosa naturale, anche perché il padre non si limita a un supporto morale, ma l’aiuta a dare luce alle sue opere con la miglior cornice possibile. “Wabi” rivolge un pensiero anche alla sorella.

Sono cresciuta tra mio papà, che mi costruiva meravigliosi castelli di cartone, e mia mamma, che mi cuciva i vestiti: l’aspetto artigianale delle cose mi ha sempre affascinata, tanto che è diventato poi il filo conduttore in tutto quello che ho realizzato. Il “lato umano della moda”, come lo chiamo io.
Devo ringraziarli perché mi hanno supportata sempre, anche fisicamente: mio papà mi costruisce gli espositori e quando può viene con me agli eventi. E un grazie va a anche a mia sorella – modella, che si presta per gli shooting.

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Oltre ai genitori, Giulia nel suo percorso incontra tanti insegnanti, che l’aiutano a costruire, pezzetto dopo pezzetto, la sua identità d’artista.

I maestri importanti li ho avuti fuori da scuola: dentro un piccolo atelier dove customizzavamo pezzi vintage, dentro la sartoria del teatro del maggio musicale fiorentino, ma anche durante il lavoro di addetta al controllo qualità per un azienda di maglieria made in Italy, Boboutic, e durante l’esperienza da visual merchandiser in un negozio a Ponte Vecchio.

In particolare, sono due gli incontri che Giulia porta nel cuore: quello con Vittorio, maestro di velluto, e quello con Barbara, acquarellista, che tra il 2015 e il 2016 le ridà la voglia di sperimentare e divertirsi con la sua arte.

Ho anche avuto la fortuna di adottare un telaio artigianale durante i miei ultimi anni fiorentini e Vittorio, il mio nonno adottivo fiorentino, maestro di velluto, mi ha insegnato i rudimenti. L’ultimo incontro magico prima del mio ritorno a casa è stato con Barbara, una fantastica fiorentina d’adozione, che ha insistito per darmi lezioni di acquerello e che mi ha incoraggiato per riprendere a giocare con il colore regalandomi dei pennelli e dei colori nuovi.

E proprio la sperimentazione diventa il fulcro della crescita artistica di Giulia, che nel frattempo comincia a portare in giro le sue opere, arrivando fino in Portogallo, dove viene chiamata a esporre insieme a un’altra connazionale.

Sin dai primi anni dell’università ho dedicato tanto tempo alla sperimentazione: dal 2014 in poi ho fatto diverse esposizioni, la più importante e anche emozionante è stata la Biennale di Arte tessile a Guimaraes, in Portogallo, per la quale selezionarono 50 artisti da tutto il mondo e io fui una delle due italiane selezionate. L’opera che ho esposto si chiamava proprio Il lato umano della moda.

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Lo yoga spalanca gli occhi. E la mente

Giulia non sarebbe Wabi senza l’incontro con lo yoga, che cambia il suo modo di vedere la vita e l’arte.

Lo yoga ti apre gli occhi e ti riconnette con la tua vera natura.

Di lì a cambiare vita il passo è breve: Giulia diventa un’istruttrice di yoga, abbandona il suo lavoro come visual merchandiser per una multinazionale a Ponte Vecchio e decide di portare avanti un progetto tutto suo. La meditazione l’aiuta a capire che strada prendere.

Dovevo fare magliette. E dovevo farlo a casa mia. Cosi ho preso coraggio e sono tornata in Sardegna ed è nato Wabisabihandmade come lo conosciamo oggi, una linea attenta alla qualità del prodotto (cotone biologico certificato o rigenerato in alcuni casi) e dipinta rigorosamente a mano.

La tanto amata Sardegna nutre l’ispirazione di Giulia, che trova il suo equilibrio in una vita fatta di cibi sani,  contatto con la natura e yoga, naturalmente.

I miei soggetti sono spessi fiori o piante e animali. Anche lo yoga è di grande ispirazione e un altro soggetto che amo dipingere è il mandala.

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Essere una handmader comporta dei problemi, ma Giulia non si lascia spaventare facilmente, convinta com’è della sua visione dell’arte e della vita.

Ci sono tante difficoltà perché non siamo ancora consapevoli del fatto che ogni nostra scelta, anche nell’abbigliamento, ha una conseguenza per il pianeta, però sono molto fiduciosa. Noi siamo umani e quindi unici e irripetibili quindi meritiamo di indossare qualcosa di unico!

Fra i tanti artisti che apprezza, ce n’è uno che solletica particolarmente l’ispirazione di Giulia.

Amo chi cerca la verità, amo chi riesce a comunicare la magia nelle storie che racconta. Sono molto affascinata dalle favole che racconta Antonio Marras attraverso le sue creazioni e spero un giorno di poter collaborare con lui.

Giulia/Wabi ha due desideri per il futuro: continuare la ricerca sui materiali per riuscire a fare prodotti del tutto made in Sardinia (e ridurre così al minimo l’impatto ambientale) e allargare la sua collezione (magari con una selezione di maglieria). Noi di Sardegna Creativa tifiamo per lei!

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