Esistono delle persone con un potere magico: un enorme coraggio. Altre, oltre al coraggiopossiedono anche un enorme talento. Oggi vi racconteremo la storia di una grande donna e di una favolosa artista: Michela Mura.
Michela non ha mai rinunciato a inseguire i suoi sogni e la sua arte, nemmeno quando tutto poteva sembrare perduto.

 

Michela è un’insegnante di pianoforte, una ragazza di 34 anni cresciuta tra musica e arte; le abbiamo chiesto di descriversi e le sono bastati due aggettivi.

Sono sincera e determinata, questi sono i due aggettivi che meglio si sposano per una mia descrizione a freddo.

Michela si avvicina alla musica in giovanissima età e, affascinata dalle note del pianoforte di suo fratello, decide di inseguire un sogno chiamato musica.

Mi sono avvicinata alla musica dall’età di 8 anni, perché mio fratello, di undici anni più grande di me, suonava già ed era iscritto al Conservatorio. Chiesi con grande insistenza ai miei genitori di poter imparare lo stesso strumento e dopo un anno di lezioni private, a 10 anni ero regolarmente iscritta alla scuola media del conservatorio.

Michela dimostra la sua determinazione fin da bambina; nonostante le difficoltà e i tanti sacrifici non ha mai pensato di abbandonare la musica per concedersi un’infanzia più simile a quella di tanti suoi coetanei.

Si è trattato di un percorso di studi molto difficile, soprattutto considerando che dovetti in seguito conciliare, come del resto molti miei coetanei, il conservatorio con la scuola superiore. Questo mi lasciava poco tempo libero. Ero un adolescente del tutto immersa nella musica e nello studio. Dopo dieci anni di conservatorio mi diplomai sotto la guida della professoressa Angela Tangianu: in seguito decisi di iscrivermi alla facoltà di Lingue.

Michela utilizza la musica per esprimere se stessa e le sue emozioni, le note le appartengono e oltre allo studio del pianoforte si forma in canto corale.

Ho sempre trovato nella musica un modo per esprimere le mie emozioni: pur non trovando nel pianoforte una grande facilità nell’esibirmi da solista, è sempre stato per me uno strumento di fondamentale importanza per la ricerca emotiva e per la ricerca nell’apprendimento in generale (tant’è vero che poi ho deciso di insegnarlo). Durante il conservatorio, ho frequentato per ben otto anni la classe di canto corale, perché cantare in polifonia mi ha sempre appassionata tantissimo.

Le prime soddisfazioni arrivano con i suoi sedici anni, quando, grazie alla sua formazione artistica e alla sua enorme passione viene scelta per interpretare la protagonista di un’opera, Die Dreigroschenoper.

All’età di 16 anni sono stata scelta per una produzione indipendente del Conservatorio di Cagliari, l’operetta Die Dreigroschenoper, nel ruolo della protagonista, Polly Peachum. Ricordo che ci esibimmo nei locali del cortile interno del Conservatorio e l’anno successivo al Lazzaretto di Sant’Elia. Fu un’emozione grandissima.

Una volta terminato il conservatorio, Michela prende pienamente coscienza di sé e dei suoi desideri. Ogni volta che suona e riesce a trasmettere anche solo una parte della emozioni che riproduce in musica, si sente soddisfatta; ecco perché decide di diventare insegnante, perché attraverso l’insegnamento può comunicare tutta la sua passione e coinvolgere gli alunni nella scoperta della musica.

Subito dopo il diploma, ho cominciato immediatamente l’attività di insegnante in diverse scuole civiche, è stato allora che ho capito che la mia reale aspirazione era l’insegnamento, si trattava di qualcosa che oltre a coinvolgermi mi divertiva. Riuscire a trasmettere una passione che in me è così forte è la cosa più importante: non esiste vera musica senza passione, solo dopo vengono la tecnica e lo studio.

Arrivare al cuore degli allievi, riuscire a far amare la musica come la amo io è diventata la mia missione. Per portarla avanti escogito tanti sistemi, perché ogni allievo è diverso e va stimolato e compreso nel modo giusto. Il mio metodo è personalizzato, anche se confesso che adoro insegnare ai bambini piccoli, in una fascia d’età che va dai 5 agli 8 anni.

Michela ha poi conseguito la laurea e ha terminato successivamente il percorso di studio, destinato a chi, come lei, desidera realizzarsi nell’arte dell‘insegnamento.

Dopo la laurea ho seguito il biennio per la formazione dei docenti, indispensabile per concretizzare il mio sogno di insegnare nella scuola pubblica.

L’incontro con il pianista Andrea Schirru segnerà un altro momento fondamentale nella carriera e nella vita di Michela. Un incontro unico, indimenticabile e in grado di cambiarle la vita per sempre.

Dopo aver concluso il corso di studi ho messo su un duo pianistico a quattro mani con Andrea Schirru. Con il duo ho potuto fare tante nuove esperienze: ho potuto conoscere l’amore con Andrea, che è diventato il mio compagno, un amore nato tra gli spartiti e quindi nutrito dalla nostra enorme affinità musicale, l’ affinità è diventata totalizzante. Inoltre ho realizzato un mio sogno nel cassetto ossia suonare a due pianoforti con Andrea accompagnati dall’orchestra del Conservatorio nel 2013.

Nel 2015 la strada di Michela si fa in salita. Un incidente stradale mette in pericolo la sua vita e la costringe a una dura battaglia per riprendere a vivere, ma Michela non dimentica i suoi sogni e l’arte. Con la sua solita testardaggine, riesce giorno dopo giorno a riprendere in mano la sua vita e i suoi sogni.

La mia attività musicale e didattica è stata interrotta da un grave incidente che mi ha vista rischiare la vita e mi costringe tuttora in una sedia a rotelle, lontana dal mio lavoro, ma non dalle mie passioni. Dovrò pazientare finché non terminerò il mio iter riabilitativo.

 

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Quello di Michela è un percorso fatto di difficoltà, ma anche di emozioni e di tante piccole sorprese, di spartiti, note e di canzoni cantate sussurrando. C’è un pezzo, in particolare, che Michela ha cantato in momenti in cui nessun altro avrebbe potuto anche solo pensare di cantare: Let it Be, famoso pezzo dei Beatles: “E quando la notte è nuvolosa/ c’è ancora una luce che brilla su di me/ che brilla fino a domani”. Quella luce per Michela è sempre stata la musica.

La musica è stata fondamentale anche nel mio percorso ospedaliero, ricordo che quando ero ricoverata all’ospedale Brotzu riuscivo a cantare Let it be dei Beatles pur con la tracheostomia, ripresi a cantare grazie alle mie amiche Elena e Daniela delle Longuettes e Andrea mi regalò una tastiera che riuscivo a tenere in grembo e con la quale ripresi a suonare dei brani molto semplici per muovere le dita, che dopo il coma farmacologico erano quasi immobilizzate.

Quando arte e amore si incontrano, nascono sorprese indimenticabili e piccoli miracoli.

Quando fui trasferita alla clinica di riabilitazione Santa Maria Bambina ebbi una meravigliosa sorpresa: un pianoforte acustico! Le mie fisioterapiste fecero di tutto per aiutarmi a riacquistare la posizione corretta per suonare, ed occasionalmente, da ricoverata, ripresi ad esibirmi con il duo pianistico per i pazienti della clinica. Quando ero ricoverata, poi, le Longuettes furono invitate a un concerto di beneficenza all’interno della clinica e io fui intervistata: parlai dell’importanza della musica nella mia lotta contro i problemi provocati dal trauma.

L’importanza della musica la conosciamo tutti: può cambiare la prospettiva, unire popoli e creare sinergie.

In effetti la musica non è mai mancata, attualmente quando vado nel centro di fisioterapia dove sono seguita o in palestra, non posso allenarmi o provare a camminare senza la musica: non è qualcosa che mi distrae, ma  è quel qualcosa che mi da la carica.

Michela continua la sua battaglia e non smette mai di portare avanti i suoi progetti:

Le mie aspirazioni riguardano innanzitutto il mio programma motorio e la riabilitazione, conto di essere seguita al Centro Protesi di Vigorso di Budrio (Bo) e da loro rimessa in piedi definitivamente, spero in tempi brevi. Per tornare al canto, durante gli ultimi due anni ho comunque continuato la mia attività musicale con le Longuettes, attualmente costituite da me, Daniela Puggioni, Silvia Follesa, Andrea Schirru. Abbiamo fatto tanti passi in avanti e spero che la nostra attività si intensifichi sempre di più fino a proporre dei brani originali che abbiamo già in cantiere e magari anche un disco.

Parlare con Michela è bellissimo, perché senti in lei la passione, la speranza e il coraggio. Dentro questa grande artista vive una guerriera che attraverso la musica,  l’arte e l’amore è riuscita ad arrivare dove in tanti non avrebbero nemmeno pensato di guardare. Le sfide che l’aspettano sono ancora tante: una riguarda la sua passione più grande, il pianoforte.

Per quanto riguarda la mia attività di pianista, non so come mi destreggerò, visto che l’incidente mi ha privata dell’uso di entrambi i piedi, e quindi non potrò più utilizzare i pedali del pianoforte. L’idea è quella di riprendere prima possibile l’attività in duo con Andrea Schirru e valutare l’ipotesi della realizzazione di un pianoforte particolare, ossia con dei “pedali-ginocchiere”.

Michela continuerà comunque a coltivare la passione di giovani alunni e a provarli a fare diventare promesse della musica, perché solo chi sente dentro di se la passione è in grado di trasmetterla.

Mi manca tantissimo la mia attività di insegnante e spero di poter tornare presto a “tormentare” tanti giovani alunni della scuola media, dove insegnerei attualmente.

Ogni storia è unica, ogni sogno è importante e Michela oggi ci ha insegnato a non abbandonare mai i nostri sogni. anche quando il mondo appare nero non dobbiamo dimenticare di essere coraggiosi e di continuare a credere in noi e nelle nostre capacità. Michela è un mix magico di talento, coraggio e amore, un esempio per tutti ma soprattutto una storia bellissima che dimostra ancora una volta quanto attraverso le nostre passioni possiamo diventare più forti, più belli e più vivi.